Cresce leggermente nel terzo trimestre 2019 il fatturato del settore italiano delle macchine per il printing e il converting: +0,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In ragione d’anno la crescita è stata del 2,2% rispetto a gennaio-settembre 2018. A preoccupare però è il calo degli ordini: -10,7% nel trimestre, (valore dell’indice pari a 102 con base 2015=100) con il mercato interno per lo più piatto (-0,1%) e i mercati esteri in flessione (-16,1%). Passando ai primi nove mesi dell’anno la raccolta ordini segna un -3,2% rispetto a gennaio-settembre 2018 con gli ordini interni in crescita (+4%) e quelli esteri in negativo con -6,1% (per visualizzare i dati completi cliccare qui).

“Il calo degli ordini nella meccanica strumentale è generalizzato – spiega il presidente di Acimga Aldo Peretti -. Il nostro settore non è nemmeno tra i peggiori. Ma se molti comparti soffrono per il rallentamento dell’automotive, il nostro campo risente dell’incertezza del contesto internazionale in cui al rallentamento della Germania si aggiunge l’incertezza creata dalla guerra dei dazi e dalla Brexit. L’incertezza infine generata dall’attacco mediatico alla plastica e agli imballaggi e le conseguenti decisioni governative frena gli investimenti, in particolari per le macchine”.

I report di Export Planning (servizio fornito da Acimga) mostrano come la flessione del commercio internazionale del settore, infatti, non sia un problema solo italiano e mette a confronti i vari competitor internazionali (per scaricare i report cliccare qui).

Nella filiera, infine, il rapporto OSI di Assografici mostra un secondo trimestre 2019 in lieve miglioramento rispetto al primo (per visualizzare il documento cliccare qui).

Guardando all’intera economia nazionale, la produzione industriale italiana è rimasta sostanzialmente piatta negli ultimi due mesi (vedi anche articolo de Il Sole24Ore). Come spiega l’indagine rapida del Centro Studi di Confindustria (CSC), alla riduzione rilevata in settembre (-0,6% congiunturale) è infatti seguito un rimbalzo in ottobre (+0,6%), in parte attribuibile a una ricostituzione delle scorte. Un andamento simile al Pil nei primi sei mesi del 2019, che ha visto però l’occupazione in crescita. Un fenomeno spiegabile sia con il sempre maggior peso delle attività terziarie nell’economia, sia con le novità nella normativa sul lavoro, come il “Decreto Dignità”, che ha determinato un aumento di contratti a tempo indeterminato. Tuttavia, come evidenzia la nota del Centro Studi di Confindustria, se l’economia non riparte, ci potrebbe essere una riduzione del volume dell’occupazione. L’infografica del CSC mostra, inoltre, come i risparmi dovuti alle minori richieste di reddito di cittadinanza e quota 100 abbiano come contraltare anche un minore impatto su consumi e Pil di queste misure